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Modiano, La danseuse. Scrivere per (non) andare alla deriva

Chissà perché ma mi sembra che Patrick Modiano abbia scritto “alla maniera di Modiano” La danseuse; che abbia scritto non tanto per sé quanto per compiacere noi, il vasto ed entusiasta pubblico modianista. Il romanzo, fresco di stampa, è comparso come abituale nella mitologica collana nrf di Gallimard (da Einaudi nel 2024).

Mi sembra quasi che Modiano si sforzi, invece che di evocarla, di far scomparire la realtà – la sua realtà legata al ricordo – dentro la nebbia a fiocchi della smemoratezza o della rimozione; anzi, come dice in questo nuovo romanzo, dentro una palla di ghiaccio che potrebbe sciogliersi, ma anche no.

Forse Modiano – ho pensato – vuole illuderci, facendo finta di niente, ostentando la sua asciutta disperazione, che la vita è meglio se intravista e vissuta in questa costante semicecità, o semmai còlta al flash dei cerini che, sciogliendo il ghiaccio, svelano per un attimo e poi più un nome, un volto, un percorso passato, una viziosa abitudine. Per cominciare a scrivere La danseuse, gli è bastato incontrare per caso un certo Serge Verzini (ma è proprio lui?) che probabilmente si occupava di un vecchio locale, più esattamente (avverbio ridicolo se riferito a Modiano) del dîner-spectacle de La Boîte à Magie. Era lì vicino a Porte Champerret dove vivevano la danseuse e Pierre, il suo bambino senza padre, lì dove li incontra il giovane aspirante scrittore Modiano (lo chiamiamo così per semplificare), dopo aver oltrepassato il cancello delle grandi case di mattoni.

Una volta la danseuse arrivava alla Gare du Nord alle 7.45 per seguire un corso di ballo – la danseuse non ha altro nome che quello della sua attività, che svolge in un movimento di grazia, come fosse la Gradiva di Jensen letta da Freud, e forse noi stessi ci accorgiamo che di lei non vogliamo sapere di più. È sufficiente il poco che conosciamo e che conosceremo alla fine del libro. Ci conviene però capire, per valutare meglio l’atmosfera del romanzo, quel che afferma il maestro russo di ballo, un certo Kniaseff: “la danza è una disciplina che permette di sopravvivere”, perché dona un senso all’esistenza e ci impedisce di andare alla deriva… Ripariamoci quindi, almeno un attimo, in questo speciale odore “di legno vecchio, di lavanda e di sudore”.

Modiano nella sua deriva, controllata dalla scrittura – le brevi frasi vergate su un quaderno e più tardi, almeno in questo racconto, quelle di un lavoro di editing che consiste nell’integrare un romanzo pornografico dell’Olympia Press (stupenda metafora per la scrittura in generale!) – Modiano, dicevo, ci consola.

Mai come ora – mi sembra – cerca di convincerci che la vera realtà non è quella cosa ottusa e stolida che affrontiamo quotidianamente, con le sue meschine leggi di causa ed effetto, le sue tragedie e le sue tempeste in un bicchier d’acqua, i colpi fortunati e i più volgari scorni, altro che danza e derive… Modiano nel suo ennesimo romanzo per Gallimard toglie per noi dalle pagine la vita di tutti i giorni e ci regala un suo sogno ghiacciato ancora una volta sciolto ad arte – la sua arte di riprendere il gesto di una donna misteriosa o il cruccio di un bambino, per riprecipitarlo in un oblio tutto sommato confortevole.

Patrick Modiano

Volete che la Parigi del secondo Novecento, non più soggetta all’incubo orribile della guerra, ma ancora toccata dall’eco di quella violenza inaudita, assomigli all’ordinaria e scassata Milano dove stamane, leggiucchiando proprio La danseuse, salgo in metropolitana?

Volete che quella Parigi non nasconda – grazie al gioco magico di un dio smemorato (Patrick Modiano, chi se non lui?) – un grande mistero e dentro di esso il mistero più piccolo di una chance di amore, di vita, di chissà che, insomma di tutto quello che noi – e forse anche lo scrittore in erba che narra la storia della danseuse – abbiamo già sprecato e che un libro sottile ci ripresenta, togliendolo all’ineluttabilità del passato, sotto forma di un eterno presente?

  • Il libro è stato acquistato alla libreria francese L’échappée close, via Cecilio Stanzio 11 a Milano. Info e iniziative, qui

(Credit: “Patrick Modiano 6 dec 2014 – 14” by Frankie Fouganthinis licensed under CC BY-SA 4.0. )

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