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La nota dell’autore. Giulia Caminito su L’acqua del lago non è mai dolce

Questa rubrica si occupa essenzialmente delle Note d’autore e dei ringraziamenti alla fine dei libri

Il primo capitolo di L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) – mamma Antonia che irrompe in un ufficio pubblico per l’assegnazione di una casa popolare – è raccontato da un narratore onnisciente con l’intenzione di dirci dove siamo e di farci conoscere quel ciclone dai capelli rossi. È quasi un’introduzione. Altrimenti il romanzo di Giulia Caminito è narrato in prima persona, con tempi e modi piani all’inizio, niente salti cronologici, e in maniera più mossa mano mano che procede, con il linguaggio che – quasi con una doppia tentazione diaristico/poetica – si sforza all’introspezione anche a discapito dell’azione…

Conviene leggere la nota finale dell’autrice. Che dice di non aver scritto né una biografia né un’autobiografia né un’autofiction, ma “una storia che ha ingoiato frammenti di tante vite per provare a farne una narrazione…”. Caminiti ha voluto raccontare tre donne esistite attraverso tre “personagge”, dalle quali ha preso l’abbrivio per narrare cose che sono accadute o che sono state “circumnavigate” dalla scrittrice.

“Circumnavigate” perché anche il paese Anguillara Sabazia sul lago di Bracciano è reale. In un bisogno di realtà, Caminito alla fine della nota segnala alcuni casi di cronaca avvenuti in loco – un femminicidio, lo spegnimento di parte delle antenne venefiche di Radio Vaticana, il divieto alla società romana Acea di succhiare acqua al lago… – casomai il romanzo abbia lasciato, in fase di denuncia di una realtà degradata, degli spazi bianchi. Oppure, più probabilmente, per puntualizzare con alcune “verità” la differenza tra scrivere un romanzo e un articolo di giornale.

Comunque, tutta la nota può essere sintetizzata nel bisogno di rimarcare che l’autrice racconta la realtà, sua e di tutti, attraverso il filtro della propria sensibilità e che non è stata a contemplarsi l’ombelico.

Excusatio non petita? No, puntalizzazione interessante in un mercato che, scordato il fascino del buon vecchio romanzo – a meno che non sia presentato oggi come una opulenta saga – ama i memoir crudi (i tanti malati e i tanti colpiti da disgrazie) e i memoir cotti (le biografie con i cavoli propri o le disgrazie degli scrittori).

Nella Nota dell’autrice c’è solo un ringraziamento personale, a Laura Fidaleo, amica e autrice de L’istante (Pendragon 2018), che contiene una frase ispiratrice, “Il lago è una parola magica”, il titolo dell’ultimo capitolo del romanzo di Caminito.

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