Essendoci ormai più serie in Terra che spettatori di piattaforme tv, è essenziale che gli show runner – creature oggi essenziali perché mitopoieiche – non cannino location e periodo storico in cui muovere per tot puntate e a volte tot anni i propri eroi.
Berlino di solito funziona. E in tempi immediatamente post bellici che dovrebbero ancora odorare del marcio inumano del nazismo è allestito il set diroccato di The Defeated – Shadowplay (riprese a Praga ed elaborazioni al computer con suggestive e abbaglianti panoramiche dall’alto quasi da fine mondo di sci-fi). Berlino ben prima che si alzi il Muro: ora, nel 1946, la metropoli è divisa in quattro zone d’influenza (americana, russa, inglese e francese); ora, fresco di buoni propositi, il poliziotto di Brooklyn Max McLaughlin va a capeggiare e a insegnare come si investiga in una stazione di polizia tedesca sul livello del gruppo TNT composta da volonterosi volontari, senza armi (solo pietre e mazze) né macchine da scrivere (basta il lapis).
The Defeated – Shadowplay, serie tv crime dal 18 agosto 2021 in streaming su Netflix. Otto episodi, e ne sono previsti altri otto, scritti e diretti da Måns Mårlind con Björn Stein
Max, la cui avvenenza yankee proietta già nel primo episodio l’eventualità di una love story dannata (senza apostrofo), sul lavoro ha una grana via l’altra. Scampato a un furto di vestiario da parte di due monelli – da allora terrà costantemente l’ambìto giubbino di pelle in mano! – e a uno scontro a fuoco con bolscevichi assatanati, nasconde una missione del cuore: ritrovare il fratello scomparso con cui – vedi i ben noti personaggi per bambini – formava una coppia alla Max e Moritz. Il fratello che tra l’altro è pazzo come un cavallo, ma proprio clinicamente, e ha avuto la disturbante sventura di entrare per primo a Dachau…
Il cast (da sinistra a destra): Michael C. Hall (Dexter) è il vice console Tom Franklin, Logan Marshall-Green (Damnation) Moritz, Taylor Kitsch (True Detective) Max, Nina Hoss (Homeland) la poliziotta Elsie, Tuppence Middleton Claire Franklin
Questa è la main story, su cui hanno puntato le fiches gli svedesi Måns Mårlind (The Bridge) e il suo socio abituale Björn Stein – insieme hanno firmato anche Shelter, Underworld Awakening e la serie Midnight Sun. Nelle immediate adiacenze, pronte a confluire nel flusso principale della narrazione, troviamo le gesta di loschi individui, come il Creatore di Angeli, che organizza “buona vendette” contro i nazi criminali per poi tenere in proprio potere i vendicati, oppure le ambiguità di vice consoli americani con moglie tragicamente autodistruttiva oppure la tigna di generali sovietici per cui la guerra tra nazioni non è finita con la caduta di Hitler.
La mancanza di uno straccio di pensiero o di spunto originale, neppure al minimo sindacale, e la carenza assoluta di pathos nell’affrontare le rovine del nazismo rende The Defeated una serie Frankenstein costruita sul nulla, strampalata e storicamente ridicola, un enorme fogliettone a scomparti, ognuno zeppo di cliché mutuati da altre Berlino già straviste al cinema e in tv e stralette nei romanzi – con tuffo spanciato in lesbismo, sadismo, vendette terribili e serial crimini simbolici, tra misteriose congreghe ebraiche ed europei di nervo fragile che si sbronzano nel Grand Hotel andato in malora, e in più vi sgambettano simil ragazzi della via Pal o fratelli terribili alla Kristóf in quasi parodistica trasferta. Non basta, per salvare il pasticciaccio, tramutarlo in una favola nera o in un fanta thriller da sopravvissuti – manovra tentata dai suoi autori che sanno muoversi agilmente nell’horror e nei suoi derivati come la saga di Underworld.
Alla fin fine Mark e il suo doppio cattivo Moritz si dibattono nel vuoto, rimandando volentieri al ciclo di Saw, in una città sterminata e distrutta, protagonista per caso – e a noi è venuta nostalgia, in tutto questo spreco di soldi e grande casino di improbabili vicende, degli sceneggiati di cartone d’antan, della Roma da studio de Il Segno del Comando.